PERLE DI LATTE, INGORGHI E MASTITI: come affrontare i problemi dell’allattamento
Vi ho già parlato del problema più frequente dell’allattamento: le ragadi al seno. Potete trovare l’articolo qui. Meno probabili ma altrettanto fastidiosi sono i problemi che riguardano il passaggio e il drenaggio del latte.
Partiamo col dire che una corretta suzione del bambino, oltre a prevenire le ragadi, serve a svuotare efficacemente tutti i dotti del seno. Altrettanto importante è variare spesso la posizione con cui si allatta, questo per far si che tutti i quadranti del seno vengano svuotati sufficientemente.
I primi giorni vi sentirete sicuramente impacciate, ma vi assicuro che col tempo riuscirete ad allattare in qualsiasi posizione (addirittura in piedi mentre cucinate).
Le posizioni per l’allattamento
Posizione classica o a culla: è la classica posizione in cui tenete in braccio il vostro bambino con la pancia rivolta verso la vostra.
Posizione incrociata: il bambino assume la stessa posizione della classica, ma è sorretto dal braccio opposto a quello della poppata. In genere prevede l’ausilio di un supporto come un cuscino per allattamento.
Posizione distesa: mamma e bambino sono sdraiati uno di fronte l’altro su un fianco. Molto utilizzato la notte, permette di continuare a dormire mentre si allatta.
Posizione a rugby: il bambino si trova sotto il braccio del seno da cui si sta allattando. Ottima posizione per svuotare i quadranti alti del seno.
Perle di latte: una “barriera” fastidiosa
Non si tratta di una nuova moda in fatto di gioielli, ma di un puntino bianco che si forma in un punto del capezzolo. Corrisponde ad un dotto galattoforo otturato da un eccesso di cellule che costituiscono la pelle, e che non potendo drenare per bene si infiamma e porta bruciore e una sensazione di pizzicore abbastanza fastidiosa.
Questo problema io lo affrontavo in una prima fase facendo degli impacchi caldo-umidi sul capezzolo poco prima di allattare. Se il problema persisteva invece immergevo il capezzolo in un bicchiere di acqua calda (attenzione però a non bruciarvi) con 3 cucchiai di sale, e subito dopo aver risciacquato attaccavo il bambino; questa operazione è da ripetere più volte al giorno. Nel giro di qualche poppata il problema si autorisolve spontaneamente.
ATTENZIONE!!! NON BUCARE la zona nella speranza di liberare il dotto, perché potreste incorrere in brutte infezioni.
Ingorgo mammario: quando il latte si accumula
Questo è in assoluto il problema che mi ha infastidito di più durante la gravidanza, e che nessuno, e dico nessuno, è riuscito a risolvere (o quantomeno a darmi una spiegazione sul perché) . Solo dopo parlando con alcuni specialisti capìì che alcune donne sono più predisposte a formare ingorghi che possono degenerare in mastiti e io purtroppo, ero una di quelle.
L’ingorgo è un accumulo di latte che può avvenire per svariati motivi in diversi punti del suo percorso prima di uscire dal capezzolo. Si manifesta come un nodulo dolente, caldo e rosso sulla mammella in corrispondenza del punto in cui si è formato, e spesso anche la suzione del bambino risulta dolorosa.
Il mio miglior alleato era una borsa dell’acqua calda che tenevo sempre pronta perché questo problema si presentava almeno una volta a settimana senza alcun preavviso, e durava almeno un paio di giorni.
Macom, Borsa dell’acqua calda elettrica
Oltre a questo, anche la doccia calda con il getto rivolto sulla zona dolente e applicando massaggi circolari che andavano dalla base della mammella fino al capezzolo.
Durante un ingorgo è bene variare spesso la posizione in cui si allatta, preferendo la posizione a rugby che consente lo svuotamento dei quadranti alti del seno.
Quando l’ingorgo persiste può diventare particolarmente doloroso: il seno diventa lucido e duro alla palpazione, e anche il bambino potrebbe non riuscire ad accattarsi bene.
E’ fondamentale in questi momenti cercare (nonostante il dolore) di drenare per bene il seno attaccando il bambino o usando il tiralatte.
Spremitura manuale e metodo della bottiglia
Molte donne riescono a trovare sollievo anche attraverso la spremitura manuale che deve avvenire in diversi passaggi:
- E’ bene fare una doccia calda per almeno 10-15 minuti per rendere più fluido il latte.
- Si inizia a fare dei piccoli massaggi circolari in corrispondenza dei noduli che si sentono alla palpazione (è lì che il latte si è bloccato). I movimenti circolari devono poi spostarsi gradualmente dal nodulo al capezzolo per cercare di sbloccarli.
- A questo punto si può procedere con la spremitura che non deve avvenire alla base del capezzolo ma in corrispondenza dell’areola : mettendo le dita a C si deve fare un movimento prima verso l’interno (verso il torace) e poi schiacciando leggermente verso l’esterno. Ripetendo più volte questo movimento, pian pianino inizierà a fuoriuscire il latte.
Sicuramente meno conosciuto è il metodo della bottiglia, da utilizzare nel caso in cui la spremitura manuale dovesse fallire. Per questo metodo sono necessari una bottiglia di vetro abbastanza capiente (almeno 1 L) e con il collo largo a sufficienza per fare entrare l’intera areola, una pentola di acqua calda, uno strofinaccio e dell’acqua fredda. Si procede in questo modo:
- Versare gradualmente acqua molto calda nella bottiglia (attenzione a non farla spaccare) e lasciarla qualche minuto per far riscaldare il vetro.
- Avvolgere la bottiglia nel panno e svuotarla
- Ora bisogna raffreddare il collo della bottiglia (internamente ed esternamente) perché altrimenti ci si ustionerebbe il capezzolo
- A questo punto si pone il capezzolo sul collo della bottiglia, facendolo aderire per bene lungo tutta la circonferenza senza lasciare spazi vuoti.
- Dopo qualche minuto in questa posizione si creerà una sorta di “vuoto” che tirerà il capezzolo verso l’ interno della bottiglia,
- A questo punto il latte inizierà a fuoriuscire da solo e la tensione al seno dovrebbe diminuire.
Farmaci in allattamento? Si, grazie
Soffrendo frequentemente di questo problema (almeno un ingorgo a settimana non me lo toglieva nessuno), ed essendo farmacista ho affrontato con tranquillità il tema “assunzione farmaci” in questi momenti. Oltre la semplice tachipirina che vi ricordo ha solo proprietà antipiretiche e antidolorifiche (non è assolutamente un antinfiammatorio), quando mi accorgevo che gli ingorghi erano particolarmente ostinati ricorrevo all’uso di un antinfiammatorio compatibile (esistono, anche se molti vi diranno di no).
In seguito ad allattamento avviato, iniziai ad assumere integratori a base di bromelina, una sostanza presente normalmente nell’ananas, dotata di una notevole azione antinfiammatoria, drenante e anti-edema. Grazie a questa sostanza, il latte usciva con più fluidità, gli ingorghi si formavano meno frequentemente e duravano di meno.
Oh no è arrivata la mastite. Devo interrompere l’allattamento?
La mastite è il problema in assoluto più temuto da tutte le mamme che allattano. Si tratta di un’infezione vera e propria e pertanto si manifesta con febbre, brividi e un intenso rossore che arriva a coprire anche una metà intera del seno, che appare lucido, teso e tanto tanto dolente.
Spesso è conseguenza di un ingorgo non trattato in tempo, ma può manifestarsi anche all’improvviso senza nessuna avvisaglia. E’ molto difficile allattare in quei momenti, ma credetemi vi aiuterà tantissimo a risolvere prima il problema.
Il vostro allattamento non sarà compromesso e quindi NON DOVETE SMETTERE DI ALLATTARE. Anzi, smettere in questo momento potrebbe risultare abbastanza dannoso per il seno.
Su consiglio del medico dovete ricorrere all’assunzione di un antibiotico, ce ne sono tantissimi compatibili con l’allattamento, e assumerli non danneggerà in alcun modo il vostro bambino (proprio perchè compatibili). Nell’arco di qualche giorno il problema si risolverà, non temete.
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